ACCADEMIA PONTIFICIA DE’ NUOVI LINCEI
Estratta dalla Sessione IV, del 19 aprile 18G8
Intorno alcune forme di organici vedute in una membrana indocolerica
qui in Roma. Seconda comunicazione del prof. Sockate Cadet.
Accade a chiunque di non poter istare contento alla sola apparenza delle
cose di qualche interesse , quando gli paia di poter tentare qualche pruova
per investigare la ragione di queste.
A me quindi parve, onorandissimi Signori, che io, quantunque non abbia
potuto coltivare singolarmente le scienze naturali, potessi, anzi dovessi nono-
stante far pruova di coordinare le forme organiche che ebbi rinvenute nella
membrana indocolerica, di che tenni discorso nella prima nostra adunanza di
quest’anno , tanto maggiormente che , se l’ ipotesi che ne seguisse , paresse
ragionevole , fosse risparmiato peravventura alquanto della fatica al natura-
lista che volesse piacersi di meditarvi, o confortando o confutando per nuovi
esempj e per nuove considerazioni quello che io avessi proposto. Essendoché,
l’ intelletto , inteso o a confortare o a confutare una ipotesi , per ciò stesso
può intravedere più agevolmente e in ultimo discoprire il vero desiderato. E
tanto più mi parve di dover tentare la pruova, quantochè lo studio dei pa-
rassiti che si cacciano proprio dentro organazioni maggiori di essi producendovi
morbi pestilenziali, non fu tanto proceduto da sconfortare al tutto il filosofo
e il medico che non professano o botanica o zoologia, dal sottoporre alla cri-
tica imparziale qualche loro ponderato divisamente in materia che , mentre
per se medesima è gravissima, è insieme d’ interesse universale.
Adunque, senza procedere di vantaggio: nella membrana menzionata oc-
corrono filamenti e corpuscoli.
I filamenti sembra che sian protesi intorno ad una materia amorfa, al-
quanto densa , probabilmente mucosa , che qua e colà cuopre qualche tratto
di essi. Tali filamenti vi si appalesano in due guise ; perocché , mentre i
grandi fra loro occorrono pialli e in qualche modo teniaformi , ossia, a ma-
niera di nastro ( Tciv . XVII e Tav. XVIII), gli altri , tanto mezzani , molti
de’ quali paralleli agli anzidetti , quanto piccoli , non paralleli agli anzidetti,
vi occorrono cilindrici, restiformi, ossia in qualche modo come rami e ra-
micelli. E sembra che, se anche fossero proceduti da più molecole puntiformi
dei signori professori R. D. Thomson e Filippo Pacini (Su la causa specifica
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del colera asiatico cc. Memoria del prof. FU. Pacini. Firenze 1865, p. 12),
o sieno già divenuti , o tendano a divenire continui fra loro mediante pro-
duzioni laterali trasverse men grosse che, uscite da uno, si protenderebbero
verso l'altro di essi ( Tav . Vili , f. 2, 3, e 4, Tav. IX , Tav. X , f. 1 , e
Tav. XI , Tav. XII , XIII e XIV. Tav. XVII e XVIII. Tav. XXIV c
Tav. XXV f. 2.a).
Ora, le produzioni laterali dei fdamenti piatti, sogliono occorrere ad an-
golo retto con questi ; mentre occorrono sovente con angolo diverso quelle
dei fdamenti cilindrici. E verso il margine della membrana sono assai pro-
duzioni laterali cilindriche molto sottili che, invece di diventare continue con
altro filamento longitudinale, vi appaiono curvate in arco (Tav. XVIII).
Nel tratto del reticolato colerico fatto ritrarre in litografia da quest' Ac-
cademia, v’ha tre produzioni laterali incompiute - e tutte, per buona ven-
tura, scoperte, appartenenti a due filamenti cilindrici longitudinali. E mentre
una di queste poco allungata , si presenta enfiata alla base ed una un po'
allungata si presenta enfiata alquanto lontano dalla base, l’altra, allungata di
vantaggio si presenta enfiata al suo termine , vicino a quel filamento longi-
tudinale che, pare, avrebbe raggiunto in breve, per diventare continua con
esso. (Tav. XVII , num. 3).
Tanto nel disegno menzionato raccolto in litografìa, quanto in altri che
io similmente ebbi condotti, trovo che v’ ha corpuscoli di varie forme, cioè,
in qualche modo di canestro (Tav. /X, num. 1, XVII, num. 4 e XVIII,
numeri 3 e 4.), globose (Tav. XII, num. 1, XXIV e XÀT, f. 2.a), di certi
scudi del medio evo (Tav. X, fìg. l.a e XI) e di vasi da ornamento (Tav. XII ,
f. 2.a), tutti, salvo questi, in vario grado, a quello sembra, di svolgimento,
e tutti, salvo i più piccoli fra essi, che pare contengano corpuscoli rudimen-
tali più o meno cresciuti , ma tutti in attenenza coi soli filamenti cilindrici
di grandezza mezzana. Oltre i quali corpuscoli ve ne ha con forma , che a
me sembra corrisponda a quella di canestro che, parendo già maturi, si sieno
staccati dai filamenti da cui sarebbero provenuti. (Tav. VI , f. 4.a) ; alcuni
dei quali paiono scoppiati da poco (Tav. V, f. 3.a e XXV, f. {.“), altri da
qualche tempo (Tav. VII, f. 1 .") o da molto tempo (Tav. V, f. l.a c Tav.
Vili, f. l.a), come sembra induca a credere il loro apparire, o non punto,
o alquanto o molto disfatti. E fra tali corpuscoli ve ne ha uno da cui pare
che in seguito alla uscita dei corpuscoli rudimentali che avrebbe contenuto,
sia uscita anche parte della membrana interiore del corpuscolo stesso, come
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io avvertiva nella comunicazione antecedente, e come mostra una figura della
tavola anzidetta litografata ( Tav . VI , f. 1.“). Cosi, v’ha un altro corpuscolo
di forma globosa il quale sembra che prosegua ad appartenere ad un fila-
mento, e nonostante pare che si sarebbe aperto nel bel mezzo dell’altra fac-
cia che non è volta ad esso filamento (Tav. Vili , f. 3.a). E, saranno da con-
siderare come due forme corpuscolari che non istanno in attenenza con fila-
mento, una delle quali sarebbe aperta forse di sotto, l’altra da un lato (Tav. IV,
/. 3.“ e V, f. 2.")? Da ultimo, v’ ha un altro corpuscolo che sembra dive-
nuto maturo, che non istarebbe più in rapporto col filamento, il quale cor-
puscolo potrebbe forse rappresentare il grado massimo dello svolgimento dei
corpuscoli con forma di scudi summentovata (Tav. VII , num. 1).
Ora a me pare che, quando sembri dover considerare il morbo indiano
qual prodotto di un fungo urocistico, secondo che pensa il valente signor pro-
fessore Ernesto Ilallier (1) , non dovrebbe parer presuntuoso supporre che i
filamenti succennati fossero una maniera di micelio con questo, che i primi-
tivi avessero acquistato apparenza di nastri , forse per sostenere una specie
di muco denso. E che fossero divenuti continui coi filamenti cresciuti paral-
lelamente ad essi dipoi, mediante produzioni sbucciate in parte da essi medesimi
tendenti a procedere ad angolo retto verso altri filamenti longitudinali prossimiori,
in parte uscite da questi tendenti a procedere come le altre, verso essi (2). Nel
quale spazio i detti filamenti primitivi avrebbono perduto ogni facoltà di riprodu-
zione. L’ incremento di questi sarebbe seguito con certa regolarità, per ciò che nè
questi nò i loro prodotti immediati avrebbero dato molestia notabile alle inte-
stina. Per contrario, l’ incremento ulteriore del reticolato, le successive fruttifi-
cazioni di questo per opera dei filamenti seeondarj cilindrici di grandezza mez-
zana e in ispecie i prodotti di esse fruttificazioni, alcuni dei quali sfondano
i follicoli solitarj delle intestina, donde proviene la psorenleria indocolerica ,
(1) In uno degli articoli intitolato: Vorlaufige Notiz iiber pflanzliche Organismen im
Biute bei dea Masern und beivi Typhus exanthematicus ( Berlin 18G8) , cioè . Prenozione
intorno le organazioni vegetabili del sangue nella rosolia e nel tifo esantematico - che mi
ha per sua gentilezza inviato l’anzidctto signor Professore e che mi souo stati cortesemente
tradotti dal signor Giovanni Campbell collaboratore del Musco di Fisica del nostro Archi-
ginnasio, trovo ch’osso signor Professore attribuisce l’ indocolera all’ Urocgssis orijzae (p. 2.a).
(2) Di tale specialità micelica, che aveano già avvertita più botanici, parla anche il
prclodato signor Professore ne’ suoi articoli intitolati : Mykologische Untersuchungcn. Che-
mnitz 1867) vale a dire: Ricerche micologiche (Vili, p. 53 e IX, p. 55).
irritandole sempre più le avrebbero indotte a contrarsi; e per tale vicenda,
quei filamenti e le successive loro produzioni laterali non sarebbono potuti
crescere così regolarmente come i primitivi.
E, quando paresse dover seguire la proposta del benemerito signor Pro-
fessore commendato, panni potrebbono essere considerati come sporangi uro-
cislici que’ corpuscoli che hanno forma di canestro, de’ quali ebbi rappresen-
tato uno piccolo, uno mezzanamente svolto ed uno già pervenuto alla inte-
rezza dello sviluppo ; e tutti , a quello apparisce, in attenenza con qualche
filamento ; e ne Occorre uno, di color giallo oscuro , che si direbbe si fosse
staccato per maturità dal suo filamento produttore. E parrebbe fossero della
stessa natura i corpuscoli che paiono scoppiati da poco o da qualche tempo
o da molto tempo per incremento di quegli altri corpuscoli rudimentali che
avrebbero contenuto, da considerare siccome sporule (1).
Nella quale proposta, potrebbono essere probabilmente considerati come
produttori del morbo e come sporangi anche que' corpuscoli globosi osservati
in vario stato di svolgimento in rapporto coi fili anzidetti, i quali da ultimo
parrebbe che si votassero pian piano per un apertura che succederebbe in
essi proprio nella parte che non si trova di fronte, ma che invece si trova
opposta a quella con la quale aderirebbero al loro stelo (2).
Trovo che, secondo qualche valente botanico, v’ ha funghi che presen-
tano varie forme di fruttificazione. Ma trovo che ciò accade per essere varia
la natura dei loro prodotti (3). Credo quindi che , quando pure avessi colto
1' Di questa uscita subitanea delle sporule da alcuni sporangi o da alcuni conidj per
isquarciamento di essi, tocca il signor Professore citato nel suo articolo 2.° del Mykolo-
gische Untersuchungen del corrente 18G8 'p. l.a)
(2) E così lo stesso Autore, nello stesso articolo (p. l.a) tocca della uscita lenta delle
sporule da altre cellule madri, per dissoluzione delle strutture di queste.
(3) « La inéme cspèce de champignon présente souvent, si non habituellement, piu—
sieurs sortes de fruits ou de graincs , distinguées Ics uns des autres d’ une manière tròs—
varice, par la forme et l’origine, non moins sans doule que par les fonclions. Cetle mul-
liplicilé d’organes reproducleurs, ou mieux de formes ferliles, existe, dirait on, tantót dans
1’ individu, qui parafi alors subir de métamorphoscs, tantót sculeinent dans Y espèce, dont
les divers étals rappelleraient davantage en ce cas, les phénomcncs des généralion alter-
nante ou de digénesie, qui ont à si bon droit clicz les animaux infórieurs fixé f allenlion
des naluralistcs cu ces dcrnicrcs années eie. [L. A. Tulasne e il dottor Tulasne, articolo
su la Selecta Fungorcm Carpologia nei Compics rendus de l’Acadcmie des Sciences di Pa-
rigi A. 1 SG 1 . T. Llll, p. *766).
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nel segno in queste due ipotesi , sarebbono sempre da studiare le specialità
dei prodotti di tali fruttificazioni.
Se non che, v’ ha due altre, nature o semplici forme di corpuscoli che
sembra aderiscano ai filamenti cilindrici di grandezza mezzana , vale a dire
quelli che, divenuti maturi sul filamento, presenterebbero la forma di certi
scudi, e quelli che presenterebbero la forma di certi vasi (1).
Evvi un parassita microscopico, ch’è la Puccinia favi Ardsten, che oc-
corre consociato non di rado con altro parassita microscopico su l’umana or-
ganazione, eh’ è YAchorion Schoenleinii Remar, produttore della tigna favosa
così detta ( Ilistoire naturelle des végélaux parasiles qui croissent sur V homme
et sur les animaux vivants par Ch. Robin. Paris 1853, p. Gl 3).
All’ onorevole collega signor professore Pietro Sanguinetti, debbo la co-
noscenza di parecchi funghi parassitici di altri funghi maggiori, detti fungicoli.
Tali sono : YAgaricus parasilicus e il Bolclus parasiticus Buillard, lo Sde-
rotium fungorum e il pubcscens Persoon, lo Sclerotium rugulosum e il pal-
liolalum Fries, Y Aslerophora lycopodioides Dittmar, il Myriotliecium inunda-
tum Tode, etc. ctc. Che se anche sopra o dentro il corpo umano vivo potes-
sero vegetare funghi parassiti di altri parassitici, non sarebbe forse troppo arri-
schiato il supporre che, o una delle due ultime forme che ho ricordate o am-
bedue fossero quelle di qualche parassita della funesta urocistide bengalese.
E quando ciò fosse, v’avrebbe luogo a ragionevolmente supporre che, la ces-
sazione spontanea dei sintomi indocolerici in più individui, lo scemare e da
ultimo il cessare dell’epidemia indocolerica, succedesse talvolta per moltipli-
cazione benefica di parassiti sopravvegnenti siffatti. Perocché questi si svol-
gerebbero alle spese dei filamenti vegetanti e produttivi del fungo indocole-
rageno , privandoli di quegli elementi, che sono necessarj per la loro ripro-
duzione.
E sarebbe anche da investigare, se quelle più che miriadi di vibrionidr,
che furono riconosciute da tutti gli osservatori nell’umore indocolerico appena
uscito dal corpo dell' invaso, procedessero da una di queste due nature di cor-
puscoli (2), o da tutt’altro.
(1) !1 non essere io riuscito almeno fin qui, ad avere l’opera del signor prof. Hallier
sul contagio del Morbo indiano stampata in Lipsia 1’ anno prossimo passato , non mi con-
sente sapere se esso consideri uno o più degli organici che io ebbi rappresentati, quali pro-
duttori di esso.
(2) Dato che tali vibrionidi procedessero da uno di questi corpuscoli, sospetterei che
— G
Comunque sia , 1’ ipotesi che sono venuto sponendo io l’offVo , non con
temeraria fidanza che debba essere accettata; dacché in tale materia è quasi
impossibile a quegli stessi che la professano, abbracciare a prima giunta l’ in-
terezza del vero. Ma terrei avere conseguito lo scopo, se potessi sperare che
concorresse ad eccitare altri, affinchè dessero opera a tali ricerche, partico-
larmente nel Bengala dove, il ricorrere frequente, e, fino ad ora pur troppo
non infrenato del morbo, porge larghezza per tornare a studiarlo.
Ma, se v’ ha luogo a ricercare, o almeno a fare universalmente ricono-
scere la specie organata indoeolcragena , non v’ ha più luogo a dubitare in-
torno all’ indole del morbo asiatico, per ciò che l’efficacia antiparassitica delle
medicine che riescono ad oppugnarlo , conferma e suggella che sia prodotto
da organati , appunto come una induzione giusta aveva preconosciuto dalla
natura moltiplicativa di esso.
E quando il determinare la specialità della causa che produce la peste
colerica paresse oggimai ozioso però che venne pur concesso dalla PROVVI-
DENZA lo scoprire il modo più acconcio per vincerla mediante alcune delle
medicine precitate (1), invilo a considerare che, mentre per opera di un be-
nemerito è finalmente iniziata la cura parassiticida della febbre gialla [Trat-
tamento della febbre gialla coi solfili, del dottor Alessandro Fiddcs di Già -
maica , negli Annali universali di medicina di Milano. Voi. C GII, fascicolo
di novembre 18G7, p. 420), non fu ancora iniziata, eh’ io sappia, quella della
peste bubbonica e di qualche altro morbo trasmissivo per l’uomo , non meno
ciò fosse piuttosto da quelli che han forma di vasi da ornamento, per ciò che nel corpu-
scolo con forma in qualche guisa di scudo, sembra che sian corpuscoli minori con forma
diversa da quella delle alghe vihrioniche.
(1) Non parrà inopportuno che qui io ricordi come il Solfuro nero di mercurio, detto
comunemente Etiope minerale (preparato per triturazione di parti eguali di mercurio e di
fiori di zolfo, lavati e in giusta dose), preferibile, a parere di molli ad ogni altra medicina
anticolerica anche per la sua proverbiale innocuità rispetto al nostro organamento, per la
quale venne e viene amministralo ai bambini come antiparassitico, quando sia amministrato
all’ incòlto dal morbo indostanico in tempo opportuno , riesca a trionfarlo in meno di due
ore , di un ora, di mezzora, di un quarto d’ora, in dieci minuti circa, come io medesimo
ho più volte osservato c come risulta da parecchi documenti che posseggo. E ciò, non per-
chè sia evacuante, o rinfrescativo , o eccitante o sedativo, dacché non possiede alcuna ef-
ficacia evacuante nè rinfrcscativa nè eccitante nè sedatrice, ma solo pcrch’ è acconcio a di-
struggere nello spazio più breve i produttori della peste bengalese annidati nel canale di-
gestivo a preferenza d'ogni altro farmaco e, eh’ è pur qualche cosa, senza danno della in-
còlta organazione.
spaventoso , com’ è per esempio la rabbia , detta anche idrofobia o meglio
lissa. (Su V Idrofobia , memoria di Giulio Sandri, estraila dal volume XIII ,
delle Memorie dell' Istituto Veneto di Scienze , Lettere ed Arti. Venezia 1867,
p. l.a). Non può essere pertanto considerato come fuori di proposito lo ado-
perare perchè sia manifesto come la causa di quelli fra cotali morbi, che fu
potuta studiare e riconoscere, s’abbia speciale natura organala (1). Essendoché,
quando ciò fosse universalmente riconosciuto, indurrebbe qualche medico, an-
cora restio, ad opporre, per induzione, ai morbi analoghi - la causa de’ quali
non fosse ancora o non fosse abbastanza studiata, - un metodo , che sem-
bra possiamo pur una volta chiamare a buon diritto razionale , adoperando
cioè le medicine acconce, per distruggerla nel periodo più breve.
(1) Credo soddisfare ad un mio debito concorrendo a far noto come l’anzidetto signor
professore Hallier tenga avere intanto comprovalo eziandio, che la causa del morbillo sia il
Mucor mucedo ( verus ) Fries , e di avere scoperto che la causa del tifo esantematico sia
il Rhizopus nigricans Ehrenberg, quella del vaiuolo pecorino la Pleospora herbarum Tula-
sne, del vaccino VAspergillus glaucus Link e dell’umano, Y Erotium herbariornm Link ( Vor-
laufìge Notiz. cit. p. l.a e Mukologische Untersuchungen II, p. 3.a)
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